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ma dai ???


(@paolo1961)
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Studio Acea – Per vendere le auto elettriche servono molte più colonnine© Fornito da Quattroruote

L’Acea, l’associazione europea dei costruttori automobilistici, ha pubblicato un nuovo rapporto che evidenzia il divario, definito "allarmante", tra l’attuale disponibilità di punti di ricarica pubblici e quelli necessari per rispettare gli obiettivi di riduzione della CO2.

Troppa distanza tra auto e colonnine. Tra il 2017 e il 2023, spiega Acea, le vendite di auto elettriche sono cresciute tre volte più rapidamente rispetto al numero di colonnine installate nello stesso lasso di tempo, creando un divario tra infrastruttura e parco circolante che va colmato il più in fretta possibile. "Per poter raggiungere gli ambiziosi obiettivi di riduzione della CO2 in Europa serve un’adozione di massa dell’auto elettrica", spiega il direttore generale di Acea Sigrid de Vries, che però aggiunge: "Un obiettivo irraggiungibile se non si arriva a una disponibilità diffusa di punti di ricarica in tutto il continente".

 

I numeri attuali… Lo scorso anno, in tutta Europa, sono stati implementati poco più di 150 mila stalli di ricarica pubblici, meno di tremila a settimana, arrivando a un totale di 630mila. "L’installazione di colonnine pubbliche non ha tenuto il passo con la vendita di auto elettriche degli ultimi anni", prosegue de Vries. "E quel che è peggio, il gap rischia di aumentare in futuro, molto più di quanto stima la Commissione Europea. Siamo molto preoccupati".

… E quelli che servono. Secondo la Commissione, entro il 2030 dovranno essere installati 3,5 milioni di punti di ricarica, il che vuol dire 410.000 all’anno (8 mila alla settimana), con un ritmo tre volte superiore all’attuale. Secondo Acea, invece, le colonnine necessarie entro il 2030 dovranno essere 8,8 milioni. Per arrivarci ne servono 1,2 all’anno, pari a 22.000 alla settimana, otto volte il ritmo attuale. "L’accesso alle colonnine non è una semplice ‘comodità’, ma una condizione essenziale per decarbonizzare il trasporto su strada", conclude de Vries.

 

   
Citazione
(@bluto)
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In realtà in Italia se guardiamo solo i freddi numeri (motus-e) siamo messi bene.

Ovviamente poi se si va a "leggere" i numeri la situazione è meno rosea:

  • dal 10% al 20% (a second delle stime) delle colonnine installate e censite non è collegato e quindi non funziona.
  • Quelle al alta velocità sono in muero molto ridotto
  • Sovente viene da chiedersi chi abbia decisa l'ubicazione...
  • Purtroppo è diffuso il malcostume di occuparle dai termici.

E questo lo vedo anch'io tutti i giorni, anche se vivo nella regione con il più alto numero (in percentuale ovviamente) di colonnine installate.


   
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(@paolo1961)
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Post: 1946
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Pubblicato da: @bluto

dal 10% al 20% (a second delle stime) delle colonnine installate e censite non è collegato e quindi non funziona.

quindi direi che non vanno calcolate nelle percentuali delle presenti... 😉 


   
RispostaCitazione
(@bluto)
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Registrato: 5 mesifa
Post: 385
 

@paolo1961 Non devi dirlo a me...

Motus-e pubblica i dati delle colonnine installate, poi nella relazione indica che il 10% scollegato.

Se poi vai a leggere altri report la percentuale sale al 20%.

Anche togliendo quel 10% (o 20) rimane che il numero in relazione al circolante italiano è molto buono (forse scende un po' se all'immatricolato togliamo, soprattutto qui da me, nel Garda e in Alto Adige, i numerosi turisti stranieri con le elettriche).

Secondo me comunque il difetto peggiore è la distribuzione geografica.

Aggiungo, ancora, relativamente alla situazione Italia: non bisogna dormire sugli allori (i numeri Motus-e) e i primi segnali ci sono, vedi la rinuncia di Becharge all'ultimo bando colonnine.


   
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